E' così che Bowbly definisce la famiglia: essa svolge l'importante funzione di indirizzare la crescita dell'individuo e di prepararlo all'ingrasso nella vita sociale; quando però il figlio presenta un deficit le dinamiche familiari cambiano notevolmente: uno degli elementi caratteristici è il perpetrarsi del rapporto di dipendenza dai genitori, i quali si preoccupano - e come dargli torto? - del "dopo di noi".. rimane il fatto che sarebbe meglio lavorare in un'ottica progettuale sull'autonomia del figlio, vedendolo come un "futuro adulto" fin da piccolo (è infatti la famiglia con i suoi atteggiamenti a determinare la possibilità per il figlio di elaborare un progetto di vita quanto più indipendente).
Ovvio che per far questo la famiglia non può essere lasciata sola: la scuola e la comunità - intesa sia come cerchia di parenti e amici, sia in senso più ampio: personale medico, assistenti sociali, educatori, ma anche associazioni, altre famiglie ecc). Stabilire relazioni positive e alleanze con la comunità è fondamentale per la buona riuscita degli interventi educativi.
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