"Tutta la diversità umana è il prodotto della varietà quasi infinita delle combinazioni di geni. Noi tutti siamo formati della stessa polvere cromosomica, nessuno di noi ne possiede un solo granello che possa rivendicare come suo. È il nostro insieme che ci appartiene e ci fa nostri: noi siamo un mosaico originale di elementi banali" Jean Rostand
martedì 28 giugno 2011
teoria dello stress familiare e del suo superamento
A) il significato che la famiglia attribuisce all'evento;
B) il modo in cui il nucleo ha affrontato i compiti evolutivi connessi alle età precedenti;
C) le relazioni con l'ambiente esterno;
Di fronte alla crisi il nucleo familiare è costretto a rivedere il proprio progetto e ciclo di vita e ad apportare le modifiche necessarie per stabilire nuovi modelli di funzionamento.
La capacità che ha la famiglia di far fronte alla crisi recuperando i livelli di funzionamento antecedenti al problema è chiamata resilienza.
Ci sono due diverse idee di resilienza che indicano:
1) le modalità di protezione che la famiglia mette in atto per proteggere il componente che vive la situazione di difficoltà;
2) per la famiglia come sistema indica le risorse e le sue proprietà specifiche e i suoi processi di autosostentamento; tra le risorse sono importanti: stabilità e coesione familiare, flessibilità e adattabilità di fronte al cambiamento, la resistenza allo stress, la qualità delle comunicazioni, la capacità di sviluppare e mantenere una rete sociale..
Appare chiaro come la resilienza sia una capacità chiave nell'affrontare la disabilità di un figlio - o qualsiasi altro evento critico che può intervenire nel corso delciclo di vita della famiglia - fondamentale per trovare un nuovo equilibrio ...
domenica 26 giugno 2011
Base sicura
Ovvio che per far questo la famiglia non può essere lasciata sola: la scuola e la comunità - intesa sia come cerchia di parenti e amici, sia in senso più ampio: personale medico, assistenti sociali, educatori, ma anche associazioni, altre famiglie ecc). Stabilire relazioni positive e alleanze con la comunità è fondamentale per la buona riuscita degli interventi educativi.
giovedì 23 giugno 2011
PROGETTO DI VITA
In realtà la progettualità dovrebbe cominciare sin dalla nascita, quindi molto prima del periodo della scuola. Un passaggio chiave è quello dell’adolescenza in quanto momento di costruzione identitaria: Montobbio parla di “viaggio imperfetto” poiché il passaggio dall’infanzia al mondo adulto avviene senza quei riti di passaggio tipici degli adolescenti ( allontanamento dai genitori, acquisizione di nuovi codici di comportamento, abbigliamento e linguaggio); questo però non deve costituire un limite allo sviluppo della persona, il quale deve essere sempre il principio guida di ogni azione educativa.
Un fattore importante per l’affrancamento e l’integrazione sociale è rappresentato dal lavoro che ha una forte valenza sul piano identitario personale, civile e sociale. L’inserimento lavorativo delle persone con disabilità è un problema: i più non comprendono che la disabilità può essere una risorsa per l’ambiente produttivo - nel momento in cui c’è compatibilità tra persona e contesto lavorativo - se solo si relativizzassero concetti come successo, sviluppo, produttività… ...
Il progetto di vita dovrebbe poi continuare anche nell’età adulta e nell’età anziana - periodo in cui, se i servizi si limitano all’assistenzialismo, vanno perdute molte abilità acquisite durante gli anni precedenti, appare infatti più opportuno sollecitare la persona a partecipare ad attività ricreative in modo da continuare ad intrattenere relazioni significative e stimolanti e che hanno influenza positiva sul benessere della persona.
E’ necessario attivare una progettualità di sintesi anticipata rispetto la scuola e che veda il contributo di una pluralità di professionisti, in modo da evitare riduzionismi e frammentarietà ..
domenica 19 giugno 2011
Vita Indipendente
E’ il nome di un movimento che nasce negli anni ‘70 nell’Università di Berkeley (California, USA)ad opera di un gruppo di studenti con disabilità al fine di rivendicare i propri diritti in quanto persone: diritto alla vita, diritti politici e sociali e, sullo sfondo il diritto all’autodeterminazione. I principi cardine - ripresi dalla convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità - di questo movimento sono: la non discriminazione e l’empowerment ovvero il potere di fare, quindi l’autonomia.
Autonomia che è ovviamente importante e che dovrebbe essere sostenuta anche dal sistema formativo - che non si dovrebbe più curare solo degli aspetti culturali della formazione - nelle sue tre grandi aree: area dell’autonomia personale (igiene, abbigliamento, alimentazione, vita domestica …), area dell’autonomia dei movimenti (spostamenti, uso dei mezzi pubblici) e l’area dell’autonomia comportamentale ( nei diversi contesti di vita - familiare, scolastico, lavorativo).
Per quanto riguarda l’empowerment, l’autodeterminazione è necessario agire in due direzioni:
- predisporre, come prevede la normativa, un progetto individuale lungo tutto l’arco della vita.
- intervenire sulla comunità, modificando il contesto per renderlo più sensibile e adatto a quanti lo abitano. In questo caso però c’è il rischio di costruire e perpetrare luoghi e strutture per “diversi” quando risulta invece necessario costruire relazioni significative con i “luoghi della normalità”.
mercoledì 15 giugno 2011
la cura
In questo ambito il concetto di aver cura è di fondamentale importanza; il termine cura deriva dal latino e significa amministrare, gestire, farsi carico; nel corso del tempo ha assunto altri due significati: in ambito medico indica un terapia, un trattamento e infine nell’ambito che più ci interessa, quello dell’educazione, indica quel sentimento di sollecitudine, attenzione, di profondo interesse per le vicissitudini dell’altro. Quest’ultimo concetto sottolinea come il focus sia sul percorso da compiere con la persona - che quindi non è un oggetto da guarire, prodotto di un trattamento - all’interno del suo contesto.
Esistono due modalità contrapposte dell’aver cura, come definisce Heidegger la cura che prende forma nel rapporto con gli altri (definisce invece prendersi cura la relazione con le cose del mondo):
- modalità difettiva: porta a sostituirsi all’altra persona, negando le sue capacità e possibilità; si tratta di una pratica educativa violenta dato che l’altro viene ridotto a oggetto manipolabile, dipendente e dominato, anche se in modo tacito e dissimulato, per questo secondo Heidegger questa modalità si configura come un sostituirsi dominando
- modalità autentiche: in questo modo si parte dal presupposto dell’educabilità dell’altro - quindi dalle sue potenzialità . L’attenzione in questo caso è centrata sulla persona e non sulle cose da fornirgli - per quanto anche queste siano importanti. L’altro è soggetto attivo in un percorso educativo che guarda al futuro e stimola l’auto-educazione. In quest’ottica “Il rapporto educativo è un tipico rapporto tra disuguali che devono divenire uguali: dunque deve essere una costante pratica di uguaglianza” (Laporta R., La difficile scommessa, Firenze, La Nuova Italia 1971).
Con le persone disabili la questione dell’evoluzione del rapporto asimmetrico è piuttosto complicata in quanto risulta difficile liberarsi dall’idea di aver di fronte un bambino da proteggere, e ciò è molto deleterio perché queste persone vivono un estraniamento da se stessi dato che sono sempre altri che decidono per loro, per un qualche aspetto della loro vita resteranno sempre bambini.. E’ un lavoro lungo che richiede ripetuti sforzi, auto-riflessione e auto-critica .. ..
lunedì 13 giugno 2011
Maria Montessori
La Montessori è convinta che il più delle volte il bambino sia troppo spesso influenzato, soffocato, dall’educazione degli adulti, per questo sostiene la necessità di eliminare qualsiasi cosa possa ostacolare il normale sviluppo del bambino; a questo proposito la sua figura di educatore ( “direttrice” ) ha il compito di predisporre un ambiente a misura di bambino, di dirigerne le attività senza però essere onnipresenti: i bambini devono e possono fare da soli. Infatti l’aiutami a fare da solo (la richiesta che secondo la Montessori il bambino fa all’adulto) diventa l’obiettivo fondamentale del suo lavoro, sia come prevenzione a situazioni di deprivazione culturale sia come prevenzione all’handicap e a situazioni di svantaggio. La spinta all’autonomia è importante soprattutto nella sfera della disabilità dove spesso l’iperprotezione degli adulti è uno dei maggiori ostacoli alla conquista dell’autonomia (discorso valido ancora oggi!)
La figura di Maria Montessori è ancora oggi molto apprezzata nel mondo, solo in Italia la sua fortuna è un po' alternata, qualcuno la elogia mentre altri la criticano. Certo è che è stata la precorritrice della pedagogia speciale nel nostro paese .. ..
sabato 11 giugno 2011
Jean Marc Gaspard Itard & Victor
Dal film di Truffaut-Il ragazzo selvaggio |
- INSERIMENTO NELLA VITA SOCIALE
- AMPLIAMENTO DEI BISOGNI
- USO DELLA PAROLA
- educazione sensoriale
- educazione affettiva
- educazione intellettiva
giovedì 9 giugno 2011
Edouard Séguin
Nel 1839 fonda la prima scuola per l’educazione integrale dei ritardati in cui metterà in pratica i numerosissimi giochi educativi da lui elaborati - alcuni utilizzati ancora oggi.
L’influenza di Séguin durò a lungo e influenzò numerosi personaggi, tra cui Maria Montessori..
mercoledì 8 giugno 2011
Comenio
- idea di educazione dell’uomo come formazione integrale che dura per tutta la vita
- democraticità della sua educazione
- tensione utopica
domenica 5 giugno 2011
Pedagogia Speciale
- si occupa di persone con bisogni specifici
- riconosce sempre l’educabilità della persona
- offre risposte speciali a bisogni specifici all’interno del contesto di appartenenza
- lavora in un ambito di frontiera
Si considerano portatori di bisogni speciali le persone che presentano:
• Certificazione dalla legge 104/1992
• Problemi di apprendimento
• Altre problematiche (es. di tipo relazionale)