L'idea base di questo movimento - che si sta diffondendo nel mondo occidentale - è che la famiglia possiede una scienza ed una competenza che devono essere riconosciute dalle altre agenzie educative. I genitori sono i migliori conoscitori del loro figlio, è quindi essenziale coinvolgerli nel processo educativo, non come passivi recettori di interventi decisi da altri, ma come protagonisti attivi capaci di elaborare con altri professionisti un percorso educativo adeguato; si parla quindi di "patto formativo" tra la famiglia e gli operatori dei diversi servizi ( scuola, sanità, assistenza, sociale ).
Lo strumento metodologico privilegiato è la narrazione: infatti attraverso il racconto della propria esperienza si può riflettere su quanto vissuto, attribuendo significati e rivisitando criticamente quanto avvenuto; importante è la dimensione empatica del racconto che permette di conoscere profondamente la persona e quindi di attivare i percorsi più adatti.
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